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7 settembre 2009 1 07 /09 /settembre /2009 00:01
 

 

Riassumendo per D.

 

 

Non lo sai più come passa lento

il tempo dei giorni

e gli anni poi così veloci,

per me son già quarantaquattro

mi conto vari dolori

tutte le mattine

un occhio solo fa fatica ad aprirsi

sul mondo come se volesse continuare

a vagare nel sogno,

non lo sai più che faccia ho

e pensare che ho ancora sulle labbra

le ultime parole e il tuo sguardo

mentre andavo via

con la promessa di rivederci ancora

di non perdersi ,

tu non lo sai ma i figli crescono

e noi non abbiamo mai ragione,

i capelli  anche le mani

e gli occhi cambiano colore

ma tu non lo sai

che ho visto il cielo riempirsi di nuvole

ed ho tentato di dare un senso alle forme

che mi attraversano l’orizzonte

che sogno ogni notte bambini non nati

che ci sono parole che ancora mi fanno male

che l’estate cambia diventa tropicale

che in si muore ancora con una facilità estrema

che si protesta in ogni parte del mondo

e l’altra parte non sente

in silenzio osserva sembra me che guardo

il passaggio delle nuvole

senza capirci niente,

tu non lo sai ma mi innamoro ancora

di chi non mi ama e seguo il filo dei pensieri

senza arrivare che è come restare in stazione

sempre e per sempre,

tu non lo sai

o conosci già tutte le risposte

senza occhi umani mi sorridi

e fai finta di niente.


Maria

Un anno fa vinta da un male crudele e veloce ci lasciava Daniela Procida,poetessa sensibile,donna amabile.
Il vuoto da lei lasciato lo riempio con le sue parole.
Un pensiero al  marito Pino e a Glenda,ai genitori ed all'amata sorella.
Tutti quelli che hanno avuto modo e fortuna di leggere le sue poesie,non potranno mai dimenticarla.
Ciao Dani,ovunque sei ...

 

 

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6 settembre 2009 7 06 /09 /settembre /2009 00:00

 

 

 

…l’amore tra i capelli

come lo potrei dire

e tutto quel dolore

che ti illumina le mani a giorno

in una notte che non ha fine

e scrivi salvifici versi di fuoco

lettere scarlatte sull’anima

senza nessuna colpa

 

come lo potrei dire

tutto questo senza maledire

e tu che invece descrivi così bene

la tua croce

peso che nessuno ti può alleggerire

 

se bastassero le parole

se servissero le preghiere

giorno e notte cercheremmo insieme

parole nuove per preghiere antiche

questo ce lo potremmo anche giurare

vero?

 

Maria Attanasio

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5 settembre 2009 6 05 /09 /settembre /2009 00:03

...


 

 

 

L’altra guancia

 

 

 

Ahi,

quello che sai non è l’amore,

a ricucir ferite ci vuole tempo

e mano ferma,

a ferire e lacerare

pelle e tendini non ci vuol niente

a volte bastano le parole,

più di lingua che di spada…

…ed io vorrei una scuola di arroganza,

ma poi perderei il senso del bello

e le parole,il verso libero

incatenato alla mano violenta,

al piede veloce,non verrebbe più a farmi visita

nel bene e nel male

a farmi ridere e piangere

dell’incanto che a volte “sento”

nelle parole degli Altri

poeti di sassi e lacrime

di dolore e risate di fiumi e laghi

di sogni e amanti.

Meglio così illusa e malinconica

che porge l’altra guancia

e tira avanti.

 

Maria Attanasio

 

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4 settembre 2009 5 04 /09 /settembre /2009 00:03

Il senso del senso


Soltanto un rifugio,
voce lontana d'inchiostro
che parla silente
ma sparge del senso
il ruggito
che senso non ha.



Daniela Procida

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3 settembre 2009 4 03 /09 /settembre /2009 00:02

Robin H..

 

 

I ricchi a volte sono pingui

ed hanno la risata facile

il sorriso marchio registrato

e sanno bene sempre

chi è il miglior offerente.

I poveri hanno spesso gli occhi grandi

anche se non giurerei mai

sulla limpidezza del colore

perché cambia in base a come

viene il giorno

a dare o prendere dolore.

I ricchi hanno un piano

pronto per ogni situazione

non hanno in simpatia i benestanti

hanno sette sensi

a volte vedono pericoli inesistenti.

I poveri fanno massa sugli autobus

si contano con cura il resto

e allungano le file alle casse

nei supermercati come alle poste

si stanno antipatici anche tra loro

anche se si scambiano qualche “dritta”sicura

su come arrivare vivi e quasi sazi

a fine mese.

I ricchi spesso nascono ricchi

quindi spesso la loro è una ricchezza molle

quasi una malattia del sangue

che non ti uccide ma toglie la voglia di lavorare

di quel lavoro che genera sudorazione.

Ci sono ricchi che partono dal nulla

si arrampicano sugli specchi

sulle leggi sulle spalle degli altri

riconoscono i potenti dall’odore

e sanno leccare bene all’occasione

per cui basta a volte il sacrificio

di una sola generazione

per fare di un furbetto il faro della Nazione.

La povertà nella maggioranza dei casi è ereditaria

tipo quando al culmine della maturità

erediti la sognata casa,ma diroccata

o sposi un mutuo trentennale

che ti toglie il sonno

ma statisticamente l’80% della popolazione

ha almeno una casa di proprietà

quindi da qualche parte dello stivale

qualcuno ha una mia proprietà

non lo  sa  oppure non me lo fa sapere.

Si diventa a volte ricchi in un colpo solo

E si chiama di solito “botta di culo”,

anche poveri si può diventarlo all’improvviso

e sicuramente si pensa “me lo hanno messo in …”

Robin H. oggi non saprebbe cosa fare,

quale giornale leggere

quale Tg ascoltare e prendere per vero

ringrazierebbe Dio di avere una foresta

a sua disposizione

relegando ad altri ogni possibile soluzione.

 

Maria Attanasio

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2 settembre 2009 3 02 /09 /settembre /2009 00:02

...

 

Nessun luogo

 

 

Tu non lo sai ma l’anima

È come una camicia piena di buchi

E se non la rammendi

Continua la trama della stoffa

A sgranarsi

E quella trama è la tua vita

Ogni mattino come ogni sera

Una risata il sangue caldo che scorre dentro

L’offesa che ti rabbrividisce sulla pelle

Le parole che non trovi per dire

La forza che ti manca per fare

E te la trovi lì all’improvviso

Visibile sullo specchio

Nell’orbita dell’occhio più attento

Una nuova ruga come una strada

Che non porta in nessun luogo

Dove vorresti abitare

In questo momento che tutto sembra facile

Anche ricominciare

A fare il giro degli amori

Ad accarezzare i figli a mettere al sicuro

L’oro dei capelli nella cassaforte del cuore

Per non lasciarsi derubare dal tempo che passa

È tutta qui l’anima in questo momento

Che riesco a perdonare

E a perdonarmi.

 

Maria Attanasio

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1 settembre 2009 2 01 /09 /settembre /2009 00:02

 

Bianco Tinti  annata 2009

 

Mi piacerebbe coltivare un vitigno

e poi dare il tuo nome al vino nuovo,

immagino un vino bianco,

leggero e frizzante

da bere fresco in queste serate calde.

Potrebbe andare bene

anche come aperitivo

o per stordirci un po’ nel dopo cena ,

mentre tu fumi una sigaretta

ed io che ho smesso da tempo

seguo il filo azzurro

che si perde

nella notte che arriva.

 

Maria

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30 agosto 2009 7 30 /08 /agosto /2009 00:17

...

Quando finisce il pianto

 

 

 

 

Quando finisce il pianto

Non si spegne il dolore

Come le mani cercano

Nel vuoto delle assenze

I sensi aspettano la primavera

Per ritemprarsi

Perché la vita continua

Nella luce degli occhi

È un formicolio addosso

La voglia di vivere

Dopo la morte

Che pure ha strappato

Dalla mia carne

La parte di me più tenera

E dall’anima quella più buona.

 

M.A

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28 agosto 2009 5 28 /08 /agosto /2009 00:05

Vittime

 

Un Paese di vittime,

vittime della mafia

vittime del terrorismo

della camorra,del terremoto,

vittime del lavoro,della strada,

vittime della ‘ndrangheta,

dell’indifferenza, dell’oblio,

vittime dell’omertà.

Vittime delle stragi,Bologna,Ustica,

vittime sui treni,vittime del territorio,

dell’alcol ,della droga,della disoccupazione,

del clima che diventa tropicale,

vittime di un colpo di sonno,

vittime del dolore,della depressione,

vittime della disperazione,

vittime del silenzio,della microcriminalità.

Un Paese di vittime,

vittime del mondo globale

ancora vittime della fame,

ancora vittime del morbillo ,della dissenteria

della polio,del raffreddore

nell’altra parte del mondo,

oggi  vittime della nuova influenza,

vittime della Chiesa che rinnega la Scienza,

una Terra di vittime.

 

M.A.

 

 

 

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27 agosto 2009 4 27 /08 /agosto /2009 00:14

...

 

 

Prima che io fossi

 

 

Prima che io fossi

le stelle come fuochi

e pietra lavica

le mani a costruire

montagne e colline

per uomini senza fede.

 

Prima che io fossi

fiumi a scorrere e laghi a fermare

come lacrime sulle guance

di mia madre

prima di una stirpe

di dolore senza fondo

da sopportare .

 

Prima che io fossi

ogni amore era già stato

assoluto da morirci dentro

consumato a volte sprecato

e le preghiere delle donne

alle fontane

perché il giorno portasse

vento leggero e non tempesta

ed il respiro di un uomo

amante finalmente.

 

M.A

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