Una finestra vista cuore
per giocare d’anticipo
sul disastro annunciato,
perché io possa vedere subito
quello che mi aspetta
e decidere se prendere o lasciare in fretta,
e quel poco che resta, chissà,
magari mi basta.
Una finestra vista cuore
per giocare d’anticipo
sul disastro annunciato,
perché io possa vedere subito
quello che mi aspetta
e decidere se prendere o lasciare in fretta,
e quel poco che resta, chissà,
magari mi basta.
Noi che ci innamoriamo in un secondo
ed è per sempre anche quando ce ne stiamo andando,
noi che prima i figli
e ci dispensano consigli
(spesso non richiesti),
noi che fosse stato meglio se…
noi senza riposo anche da ferme,
noi pronte quasi a tutto,
noi leggere e scrivere meglio al sole,
noi lunghe ore d’attesa e paura,
noi che cazzo preparo per cena?
Noi con rinunce che valgono sempre meno
di quelle di un uomo,
non mai dolcemente complicate,
spesso stronze proprio.
Noi che non siamo riuscite
a metterci in un angolino e pensare
che cosa ho fatto per ricevere tanto male?
Noi che tutto dobbiamo capire,
tutto perdonare e in silenzio
ricostruire,
e mi sa che questa “poesia” tra le altre cose
è pure banale.
Potrebbero essere ali
quell’innesto sulle cicatrici,
oppure
un tempo per te
da sprecare, un bacio da negare,
un “io “ da gridare finalmente.
…un giorno verrò
con l’ultimo volo
di un giorno tranquillo
a mangiare pane all’olio di oliva
a bere vino
a posare l’anima nel Mediterraneo.
…come i battiti che pulsano nel polso
mentre scrivo,
pioggia che picchietta sui vetri,
pianto bambino in una notte
di finestre ancora aperte,
come versi leggeri letti da voci d’incanto,
come gente che mi volta le spalle,
come acqua fredda su calda pelle,
come il passare del tempo sognando,
come vento sui fiori nel campo,
adesso nelle parole taciute,
nelle ossa dolore costante, ti sento.
Le mani libere a costruire
Le gambe a prendere treni in corsa
La gola protesa
La voce a cantare
La testa a pensare
Il letto a masticare
I cani a passeggiare
I libri a seminare per casa
Il pianto a schiudere arterie
Il sangue fluido nelle vene
La penna veloce
Il foglio infinito
In risalita.
E’ un motore propulsore
tiene insieme le ossa
attacca la carne al dolore
spinge verso l’infinito delle possibilità
un tempo rimosse.
È una prima e un dopo
il raccordo anulare
le resettare idee
il mettere a tacere coscienze.
E’ una sveglia che non devi caricare
il temporale che puoi attraversare
l’uomo che non puoi tradire,
la rabbia.
Quando io scrivo dei libri che leggo, lo faccio da lettrice, senza nessuna pretesa di fare critica letteraria, ma solo per condividere la bellezza di un libro.
Questo per evitare di sentirmi dare dell'acculturata da persone che se ben ricordo non sanno pensare e camminare contemporaneamente.
"L'arte della gioia" è un romanzo stupendo che dimostra quanto anche gli editori possono sbagliarsi e che l'editoria a pagamento non è poi sempre da demonizzare.
Infatti è grazie a Angelo Pellegrino che si è assunto il compito di rivedere il manoscritto e poi pubblicarlo in cento esemplari, che questo romanzo ha avuto prima successo all'estero e poi finalmente in Italia.
Peccato che la sua autrice fosse già morta .
Io lo farei leggere( Non studiare che poi i ragazzi si spaventano ) con particolare attenzione ai maschi perché la protagonista nata senza nessuna possibilità fin dal nome, Modesta, riesce per acume ed intelligenza , da autodidatta, sfruttando le sue doti, perfino ricorrendo all'omicidio ( ma è legittima difesa, in realtà) a far grande la propria vita. In questo romanzo c'è tutto : le due guerre mondiali ed il fascismo, la povertà e la ricchezza, il popolo e l'aristocrazia, un paese che frana ma si risolleva , c'è l'Amore quello vero che non si ferma alla superficialità delle apparenze ma va oltre ( anche amore saffico).
Quell' Amore che salva chi vuole lasciarsi salvare dove c'è anche tradimento ma è senza menzogna e fa quindi meno male. Modesta nasce il 1 Gennaio del 1900 ed attraversa il secolo fino agli anni sessanta quando durante il boom economico, pensavamo di esserci salvati.
Io ho trovato perfino cenni di altri personaggi reali mischiati alla finzione, bellissimo è il momento in cui Modesta scopre la Poesia e come questa la può salvare.
La gioia la si cerca in quello che si ha tra le mani nel momento stesso in cui si pensa che questa può essere la nostra gioia e non la dobbiamo spiegare a nessuno possiamo condividerla , essere di esempio. Modesta se l'inventa la sua gioia, la strappa alla vita anche nei momenti peggiori perché c'è sempre luce per quanto possa essere nero il buio , poi arriva la luce.
Sai, se ti metti di lato io, capisco
che non è per te che ho pregato,
non sei tu i grani del mio Rosario,
vino del mio Carnevale,
spalla dove appoggio il mio dolore,
fianco scoperto con un altro nome.
Se ti metti di fronte
allora io posso dirti di me,
di come vado e torno
dicendo quel che voglio,
di come non avrò mai le mani libere da noi,
di come m’invade lo stupore
quando sento il profumo di un fiore
e l’odore di zolfo contemporaneamente.
Se ti metti di fronte,
occhio di Luna sei sul mio letto,
se mi sei accanto non proprio così distante
in modo che possa sentire il tuo cuore,
casualmente, tutto diventa l’incanto
di minuti e ore che hanno ragione sul tempo.
Non è facile mantenere un minimo di stabilità in una situazione così precaria.
Lei la sua parte l’ha sempre fatta per questo, nonostante tutto, non crede di aver fallito.
Fallisce chi si lancia nel vuoto di un’impresa assurda e sventata dopo essersi assunto la responsabilità di altre vite in un’età più che matura.
È un fallito chi fa promessa che sa di non poter mantenere, chi usa le persone e poi racconta in giro confidenze che gli sono state fatte nel tentativo di screditare questa persona.
È un fallito che negherà sempre il suo fallimento perché altrimenti dovrebbe ammetterlo e dichiararsi perdente.