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6 febbraio 2018 2 06 /02 /febbraio /2018 17:48

Un brutto giorno mente appena albeggiava, ma già nel quartiere si sentivano  rumori di vita varia, il signor Coso fu svegliato da forti dolori al ventre.

Già da qualche settimana aveva notato una discreta perdita di peso e questa cosa gli aveva fatto piacere, anche se non se la spiegava giacché continuava a mangiare come sempre, certo lo infastidiva la nausea e la diarrea che a volte gli sconvolgeva i visceri, ma non aveva avuto tempo né di chiamare il suo carissimo amico medico né di farsi visitare.

Quel dolore era troppo, troppo invadente e prepotente, troppo esigente pareva volesse tutta la sua attenzione.

Il signor Coso un po’ spaventato chiamò di nascosto dalla moglie (il signor Coso non ama farsi vedere sofferente da nessuno da vero uomo qual è), il dottore innominabile rispose ancora gonfio di sonno dicendogli che con un dolore in atto non poteva certo fare la solita diagnosi al telefono e lo invitò ad andare al Pronto Soccorso dove sicuramente avrebbe trovato qualche amico pronto a farlo passare al posto di altri magari in fila da ore.

 

Allora il signor Coso ancora più spaventato ma sempre evitando di destare sospetti nella moglie decide di chiamare un loro ex amico Salvatore, che comunque gli deve qualcosa non fosse altro che poiché lui ha chiuso un occhio (entrambi in verità) su una certa questione.

Salvatore corre e lo porta al Pronto Soccorso del vicino ospedale, dove tra blatte e malati per terra, lo fanno subito passare.

Il signor Coso spiega i sintomi al medico, che è il cugino del cognato della figlia di zio Gegè, che  gli chiede se per caso ha mangiato qualcosa di guasto, ma il signor Coso  esclude categoricamente questa possibilità visto che lui mangia nei migliori ristoranti della città o al limite quello che gli prepara la devota moglie che tante cose sa fare in cucina e non solo.

Il medico gli spiega con pazienza che non significa niente dove mangia, se ha il verme solitario, come lui sospetta, potrebbe essere stato infettato da chi ha preparato le pietanze, il cuoco come vettore del verme solitario, hai voglia a mangiare nei migliori ristoranti: basta uno zozzone che non si lava le mani e il signor Coso è servito.

 

Il signor Coso per qualche tempo seguirà scrupolosamente la cura che gli ha prescritto il medico, che è il cugino del cognato della figlia di zio Gegè, controllerà le feci con maniacale attenzione, arriverà addirittura a dare un nome alle sue deiezioni.

Poco potrà fare per gli altri vermi dei quali ignaro si circonda.

 

 

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6 febbraio 2018 2 06 /02 /febbraio /2018 13:04

Le cose che sai di me,

le cose che so di te

si perdono in un mare di chiacchiere

non nostre.

                    

 

 

 

 

 

 

 

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6 febbraio 2018 2 06 /02 /febbraio /2018 13:02

Con le parole

potrei maledirti fingendo il bene,

farti credere l’impossibile,

darti perfino una verità tangibile

come niente.

Con le parole                         

Io potrei fabbricarti casa cuccia nido

farti credere che era pianto

tutto quel ridere.

Con le parole

siamo ancora insieme

in un posto altrove

come si conviene

a fingersi “brave persone”

 

 

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6 febbraio 2018 2 06 /02 /febbraio /2018 12:44

 

7

Lei sa che per quanto si possa essere informati, per quanto si legga, si ascoltino gli altri e i vari telegiornali dei quali lei è attenta e costante fruitrice, non potrai mai sapere tutto.

E sopra ogni cosa quello che ti frega, ti annienta ti lascia basito e a terra è l’imprevisto.

Tipo svegliarsi durante un ‘operazione definita “una passeggiata”.

 

 

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5 febbraio 2018 1 05 /02 /febbraio /2018 18:48

La vegetariana     Han Kang

 

Se almeno una volta avete desiderato nella vita di sparire, oppure in alternativa mimetizzarvi nell’ambiente circostante pur di sfuggire alla vostra realtà, questo libro dovete leggerlo.

La protagonista dopo aver fatto un sogno che non riesce a spiegarsi, ma che inconsciamente la segna moltissimo decide di non mangiare più carne e questa sua decisione sconvolge interamente la sua esistenza.

La storia è raccontata da tre punti di osservazione: quello del marito, del cognato infine dalla sorella.

Il marito l’ha sempre considerata una donna insignificante, scelta e sposata nella speranza di coprire così la sua mediocrità di uomo complessato, e sessualmente incapace con il complesso del pene piccolo.

Non riesce proprio a sopportare questo rifiuto della moglie di mangiare carne perché disturba la sua quotidianità, il suo rapporto con la sua realtà di uomo banale che si è fatto scudo del ripetersi di abitudini giornaliere consolidate per nascondersi nella vita dalla vita.

Alla fine da egoista vigliacco qual è la ripudierà, spalleggiato anche dai suoi genitori che vedono nella scelta della figlia un’offesa alla loro autorità, soprattutto il padre che costringendola a un pranzo a ingoiare un pezzo di carne, la spingerà al primo tentativo di suicidio.

 

Il cognato che ha sposato la sorella più bella e intraprendente che è riuscito a farsi strada nella vita e a guadagnare abbastanza anche per finanziare le velleità artistiche del marito, ne subirà il fascino estremo quando con il continuo rifiuto della carne, la protagonista si riduce a poco più di uno scheletro.

La renderà protagonista di una sua opera decorandole il corpo emaciato di fiori per poi possederla sessualmente, farsi scoprire dalla moglie e mandare all’aria un altro matrimonio.

Quando l’adulterio è scoperto, la vegetariana, tenterà ancora di morire e lo farà ancora riducendo il suo corpo a una specie di entità che sopravvive grazie all’ostinazione del cuore e dei polmoni.

La sorella va a trovarla quando può in ospedale dove tra persone che accusano i più svariati disturbi mentali, lei si lascia morire sognando di ritornare a far parte della Natura che è vita vera.

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5 febbraio 2018 1 05 /02 /febbraio /2018 18:33

6

Lei sogna. Anche se si addormenta solo per  dieci minuti , sogna.

Sogna di essere in un sogno non suo, incontra persone mai viste che pure nel sogno vivono ed interagiscono con lei.

Sogna i suoi morti, spesso la madre che le dà consigli, le spiega cosa fare, a volte piange e lei lo vede come un oscuro presagio.

Sogna cose che nemmeno ha mai pensato di fare nella realtà.

Sogna uomini belli e devoti che sanno come prenderla in tutti i sensi.

Uomini che le danno figli e ricordi belli per quando i figli se ne andranno.

Si sogna con almeno cinque figli tra femmine e maschi che hanno nomi di vento e di mare.

Sogna un amore di sesso tranquillo.

Sogna di vivere in un posto che non riconosce , circondata da cani che al risveglio le mancano come quei cinque figli dai nomi di vento e di mare.

Lei dorme poco, ma in quel poco di sonno , sogna.

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2 febbraio 2018 5 02 /02 /febbraio /2018 18:46

A Napoli c’è un modo di dire che a Lei proprio non piace : “se scetato ro’ suonno.” E chi lo ha fatto dormire  questo capolavoro? E poi che significa che hai tenuto qualcuno in una specie di coma farmacologico  per approfittare della sua bontà presunta, perché quando giudichiamo fatti che non abbiamo vissuto ,tutto dovrebbe essere visto con una forma di presunzione di colpa.

Poi chi lo dice non sa di non fare una cortesia al “bello addormentato “di turno, lo fa apparire come un inetto.

Magari lo è pure, pare che siano la maggioranza, ma perché renderlo pubblico, perché dare una specie di croce al presunto, sempre , incantatore.

Chi cita questo modo di dire in realtà svela la sua pochezza d’anima, la sua scarsa obiettività e la totale mancanza di empatia sia verso il bello addormentato sia verso la strega che ha portato la mela avvelenata, in questo caso mela oppiacea.

Ma tanto lei pensa che tutto sia relativo.

Anche le offese lo sono, pensa che bisogna sentirsi offesi da coloro di cui abbiamo stima.

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1 febbraio 2018 4 01 /02 /febbraio /2018 19:01

Per fortuna non sono tutti uguali, diciamo pure ma:

quello che solo stavolta, lo so che non ti va ma noi ci amiamo,

quello che riesce a dimostrare la propria virilità solo con la violenza e in fondo al pozzo nero che è il suo cuore, magari davvero pensa che sia quello il modo e si giustifica e alla prossima occasione agirà nello stesso modo,

quello che pensa di essere malato e si giustifica: infondo non è colpa sua solo loro i bambini a essere così carini, anche quello di strada, il rom, quello sporco in fondo ha un fascino irresistibile, poi lui è malato,

quello che vigliacco sempre un po’ poi diventa vigliacco al massimo e comincia a remarti contro, ma di nascosto, cambia e non te lo fa sospettare, poi si mostra per quello che è: uno che riesce a fare male solo a te,

quello che la sua carriera è più importante della tua e tu ne devi prendere atto e sacrificarti al suo successo personale e non, devi crescere i suoi figli e bene perché aumenti il suo presunto prestigio,

quello che è solo un verme, che ha sempre e solo strisciato magari proprio dietro di te, egoista e solitario, non gli piacciono i tuoi cambiamenti ma non te lo dice mai, se ti capita di ammalarti per un po’ ti cura, si mostra solidale e comprensivo, poi gli scatta qualcosa dentro , forse e sola paura e implode facendo poi scoppiare la tua vita,

quello che a una certa età si ammala di tutto, non è felice, non è contento, non è che un fallito ai suoi occhi ma la colpa e tua,

quello che ritorna da mammà e si fa coprire dai parenti e tu sei colpevole di aver creduto ad un deficiente ma nessun suo parente è così obiettivo da darti ragione,

quello che sei solo sua però a un certo punto ritorna il passato e lui si lascia travolgere perché in fondo tutto è stato più bello del presente e di un futuro che nemmeno più riesce a immaginare.

Questi e altri ma per fortuna non sono tutti così, si spera                                       

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1 febbraio 2018 4 01 /02 /febbraio /2018 19:01

Andare dove non si tocca

che sia terra o mare

trovare il posto giusto

e riposare.

Poi prendere i giorni uno per volta

e fingere in una risata

che fa meno male ogni cosa,

siamo sì nel posto giusto

e, forse, non è costato troppo.

 

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1 febbraio 2018 4 01 /02 /febbraio /2018 18:21

Un perdente

senza nemmeno un po’ di talento

per perdere con grazia,

passivo e tutto ti scivola addosso,

senza passato (tutto già dimenticato)

senza futuro (in fondo speri di morire presto.)

solo il presente per prendere tutto

in mezzo la buco

che hai al posto delle mani.           

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