In questi giorni di Passione,Morte e Resurrezione,l’Italia ed in modo particolare l’Abruzzo ,hanno davvero vissuto una Via Crucis,che per esperienza sappiamo bene,non durerà una sola settimana come tradizione insegna.
In questo caso la religione,la spiritualità,lo stesso credo personale del singolo individuo,non hanno nessuna importanza poiché il dolore è diverso comunque per ogni uomo.
Ogni uomo soffre da solo ed almeno una volta nella vita ognuno di noi vive la sua fine del mondo personale.
Penso intensamente a quei genitori costretti a sopravvivere ai loro figli,a quei nonni che hanno visto seppellire i nipoti ed il loro stesso futuro,anche quello solo immaginato attraverso i nipoti,in diretta televisiva,Venerdì scorso.
Venerdì di Passione secondo la liturgia cattolica,205 bare allineate,quelle bianche ,
piccole,appoggiate sulla bara più grande del genitore del quale hanno condiviso il destino.
Inutile stare qui a ricordare che il terremoto è una calamità naturale,qualche saggio illuminato sostiene addirittura che è il grido della natura che si ribella all’invasione dell’uomo,e potrebbe anche aver ragione,per quello che ne sappiamo,potrebbe per assurdo aver ragione chi crede che sia anche questo un avvertimento di Dio,in fondo anche questo è un mistero insondabile.
Inutile sottolineare la nostra solidarietà alla popolazione,la nostra volontà di fare qualcosa nel nostro piccolo,tutti possiamo fare un sms,lo facciamo anche per cause meno nobili,quello che io non sopporto e la supponenza del potere,dei politici che si lasciano andare alle lacrime approfittando
della situazione per farci notare che anche loro hanno se non un’anima almeno una coscienza civile,
e via con le promesse di aiuto come se fossero una concessione personale e non un dovere imprescindibile da tutto.
Quello che mi indigna è il Premier che dice “l’ho promesso davanti alle bare”,ma perché fare un giuramento del genere,promettere su quelle morti quel che deve fare per mandato popolare,perché è suo compito,sua missione e quello che è.
Mettere addirittura a disposizione le sue case sparse per il mondo,come se fosse facile lasciare la propria regione e andarsene che so,in America ,o spostarsi in Sardegna e poi ogni giorno tornare a lavorare all’Aquila,perché queste persone dovranno pur ricominciare a lavorare,ma forse il Premier
proporrà ad ogni italiano di buona volontà di adottare un abruzzese a distanza e noi lo faremo perché in fondo cosa ci costa?
Quello che mi fa male è questo continuo promettere senza aver prima constatato la reale entità del danno subìto dalla Regione Abruzzo,si procede per ipotesi,si promette un futuro che non si può prevedere per nessuno,ma perché?.
Maria Attanasio