Pane & Rose
Io non dico poi parlo e riprendo discorsi
accorcio distanze legando fili a nodi scorsoi
per dirti di me che cado nel vuoto di giorni
e notti che non sai i respiri caldi che m’ invento
ché la solitudine è pure vuoto fisico d’amore
e dintorni come passioni intontite da ricordi
troppo pesanti per essere solo tuoi ricordi
di mani grandi che portavano il pane e le rose
di una vita da spartire in quattro figli e mille incomprensioni
col quotidiano sogno di essere all’altezza
di una vita spezzata troppo in fretta.
Io non dico poi vengo a portarti a mano
i pensieri di un tempo che mi passa troppo lento a giorni
e mi ritrovo poi addosso anni come maglie della salute
che non dovrei avere mai più freddo eppure tremo
solo al pensiero della verità che illumina le menti
ma ti troverà impreparata a capirmi per troppo amore
ricevuto e mai goduto che il corpo spesso non sa
cosa vuole e s’inventa vizi di perdizione
e poi viene un momento in cui un medico pettegolo
ti dice che è tempo di cambiare che ci vuole impegno
per vivere da malato e morire sano
e dovrai stare attento ad essere felice ché la felicità si paga
in questa e non nell’altra vita.
Abbiamo bisogno di pace di qualcuno che ci riempia il bicchiere
che ci guidi per andare lontano per trovare le parole
ago nel pagliaio quando non si sa da che parte tira il vento
e in quale direzione si deve andare per avere ancora pane e rose
e quel dolore lieve di tenere tutto dentro e non sapere
dove guardare per il rossore che invade il viso
quando la colpa è grave e lieve lo stupore di aver osato
dire tanto proprio a te che mi remi contro e sei
parte di quell’amore per l’uomo umanamente concepito
per essere mio simile e mio contrario.
Io dico non dico spesso parlo a sproposito
e scrivo peggio di quanto riesco a pensare col cuore a pezzi
lanciati in aria a far coriandoli e faville di fuochi mai spenti
in fondo agli occhi che non vogliono dimenticare
uomini e paesi e treni per attraversare il mondo
e farmi attraversare colonna infame che invade
le mani la fede i fiori sull’altare del mio stupore
della mia illusione di essere viva e pronta all’amore
quell’amore legato ad ogni rifiuto ad ogni bacio negato
al nemico al socio in affari all’avventore
al nero sul barcone al nomade divenuto stanziale
fermo a mano tesa al casello autostradale.
Fermati con me volevo dire fammi capire
l’ignoto l’assoluto la donna che mi è stata madre
il suo dolore la sua Passione,fammi ritrovare la voce
il sorriso del Poeta che mi ha lasciato a mendicar parole
da mettere in croce e dare ritmo al verso
che mi fa spergiura e pura agli occhi di un qualunque
inquisitore se la mia colpa è questa allora posso sperare
che qualsiasi pena da scontare valga sul piatto
della bilancia della giustizia umana e non.
Maria Attanasio